S.I.N. “Bacino del Fiume Sacco e Valle del Sacco”
Il fiume Sacco, lungo circa 80 km, scorre nella regione Lazio. La Valle del Sacco, storicamente nota come Valle Latina, occupa c.a. 7’000 ha tra Roma e Frosinone. È il territorio comunemente denominato Ciociaria.
Il fiume Sacco risulta contaminato per tutta la lunghezza del suo corso. L’inquinamento del fiume Sacco riguarda mezza Regione Lazio.
L’ecosistema del fiume Sacco viene distrutto dal primo centro abitato che incontra, Colleferro, dal 1912 Polo Industriale.
Nel 1912 a Colleferro è stata fondata l’industria bellica, la BPD (Bombrini Parodi Delfino), che nel dopo guerra estese la sua produzione nelle divisioni della chimica, ferroviario, tessile. Al 30 ottobre 1976 le unità industriali a Colleferro ammontavano a 138 fabbriche.
Negli anni 1976-1978 uno studio eseguito da CNR di Roma, analizzando i settori di produzione, bellico, chimico e ferroviario degli stabilimenti BPD, ha rilevato, tra le altre criticità, sversamenti esterni di liquami e rifiuti industriali nei bacini idrici del fiume Sacco e in discariche abusive.
Contenuto:
1. Il Danno Ambientale in Italia
2.Valle e il fiume Sacco
3. Polo Industriale e l’inquinamento della Valle del Sacco
4. Industria BPD, Bombrini Parodi Delfino
5. COLLEFERRO, Polo Industriale
6. Studi sull’inquinamento della Valle del Sacco
7. SIN “Bacino del Fiume Sacco a Valle del Sacco”
8. Salute degli abitanti e l’inquinamento della Valle del Sacco
SUMMARY
Nel 2017 per la prima volta la Sesta Conferenza Ministeriale Ambiente e Salute dei 53 Paesi Europei, svoltasi a Ostrava, Repubblica Ceca, ha incluso il tema dei siti contaminati fra le priorità di sanità pubblica. È stata stimata la presenza di circa 342’000 siti contaminati in Europa, dei quali solo il 15 % sottoposto a interventi di risanamento ambientale.
Nel 2019 per la prima volta in Italia ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato un resoconto nazionale delle istruttorie tecnico-scientifiche aperte nel biennio 2017-2018 su incarico del Ministero dell’Ambiente. “Si definisce danno ambientale un deterioramento significativo e misurabile, provocato dall’uomo, ai suoli, alle specie, agli habitat e alle aree protette, alle acque superficiali (fiumi, laghi, mare) e sotterranee”, – definisce ISPRA.
Dal rapporto dell’ISPRA risulta che nel 28 % dei casi giudiziari il danno ambientale è stato fatto dagli impianti industriali, nel 30 % dei casi dagli impianti di gestione rifiuti e nel 10 % dei casi dalle discariche abusive. Tra le sostanze inquinanti il 19 % comprendevano i composti volatili e il 27 % – metalli. Nel 23 % dei casi è stato danneggiato il terreno e le acque sotterranee, rispettivamente, e nel 21 % dei casi – le acque interne.
Di allarme idrico si parla da diversi anni. Lo studio dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente per il triennio 2003/2005 ha riscontrato nelle acque di fiumi e laghi italiani 112 pesticidi e altri 48 nelle acque di falda. Alcuni fiumi hanno una lunga storia di inquinamento, come i fiumi italiani Sacco, Aniene, Pescara, Lambro, Oliva, Salina, Sarno… Alcuni fiumi hanno un inquinamento accumulato per oltre 100 anni.
Questa è la storia della Valle del Sacco, del fiume Sacco e del suo disastro ambientale.
Il fiume Sacco, lungo circa 80 km, scorre nella Regione Lazio. La Valle del Sacco, storicamente nota come Valle Latina, occupa c.a. 7’000 ha tra Roma e Frosinone. È il territorio comunemente denominato Ciociaria.
Il fiume Sacco risulta contaminato per tutta la lunghezza del suo corso. L’inquinamento del fiume Sacco riguarda mezza Regione Lazio. L’ecosistema del fiume Sacco viene distrutto dal primo centro abitato che incontra, Colleferro, dal 1912 Polo Industriale. Nel 1912 a Colleferro è stata fondata l’industria bellica, la BPD (Bombrini Parodi Delfino), che nel dopo guerra estese la sua produzione nelle divisioni della chimica, ferroviario, tessile. Al 30 ottobre 1976 le unità industriali a Colleferro ammontavano a 138 fabbriche.
Negli anni 1976-1978 uno studio eseguito da CNR di Roma, analizzando i settori di produzione, bellico, chimico e ferroviario degli stabilimenti BPD, ha rilevato, tra le altre criticità, sversamenti esterni di liquami e rifiuti industriali nei bacini idrici del fiume Sacco e in discariche abusive.
Dagli anni ‘60 agli anni ‘90 fu vivo il contrasto tra coltivatori e allevatori della Valle del Sacco e le industrie che contaminavano l’ambiente danneggiando l’attività agricola, in quanto si servirono sia per il prelievo dell’acqua che per lo scarico dei rifiuti delle stesse risorse idriche, del fiume Sacco.
In quegli anni i principali settori del Polo Industriale di Colleferro, bellico, chimico e ferroviario, hanno comportato ripercussioni devastanti sull’intera Valle del Sacco, provocando danni indelebili al settore agricolo e contaminazioni nella catena alimentare e negli esseri umani.
Il problema dell’inquinamento della Valle del Sacco viene intuito solo nel 1978. La cultura del rispetto dell’ambiente in Italia è appena nata. Ma non era ancora forte per poter far sentire la voce dell’Ecologia contro grandi gruppi industriali che assicuravano centinaia posti di lavoro.
Nel 2005 è stato istituito il Sito di Interesse Nazionale di Bonifica, “Bacino del Fiume Sacco a Valle del Sacco”, che attualmente coinvolge 19 comuni e 79 aree industriali lungo i 80 km del fiume Sacco, da Colleferro fino alla confluenza con il fiume Liri, dove abitano 207’000 residenti.
Gli studi eseguiti negli ultimi decenni sull’inquinamento della Valle hanno rilevato tra le 80 sostanze riconducibili alle attività antropiche che hanno interessato il Colleferro e la Valle del fiume Sacco esaclorocicloesano, DDD, DDT, DDE, diossina, PCB, solventi, cromo VI, toluene, cianuro, tensioattivi, tricloroetilene, perclorato di ammonio, nitroguanidina, butadiene etc.
Si scopre che per la maggior parte l’inquinamento della Valle del fiume Sacco era dovuto alla sostanza beta-esaclorocicloesano (β-HCH), un residuo della produzione del lindano, un insetticida usato in agricoltura fino al 2001, anno in cui è stato messo al bando in Italia e in altri 50 paesi firmatari della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti.
Il β-HCH non è biodegradabile, a Ph8 e basse temperature l’emivita viene stimata in circa 40 anni. Si accumula nei terreni, nei sedimenti, nell’acqua. Gli scarichi industriali hanno contaminato i fossi, il fiume, le falde superficiali, i pozzi degli abitanti. Attraverso l’acqua il β-HCH era entrato nella frutta, negli ortaggi, nel fieno, nel sangue degli esseri umani.
Alcuni studi ritengono che l’inquinamento ambientale della Valle del fiume Sacco potrebbe superare quello contestato intorno all’ILVA di Taranto.
Secondo lo Studio S.E.N.T.I.E.R.I. del 2019 nella Valle del Sacco esiste un eccesso di patologie dell’apparato cardiovascolare, un eccesso di mortalità per tumori del sistema linfoemapoietico, al sistema nervoso centrale, si aggiungono poi le malattie respiratorie. Il rapporto indica che “… la contaminazione umana è persistente”.
L’associazione Re.Tu.Va.Sa., fondata per la Tutela della Valle del Sacco, sottolinea: “Molti credono ancor oggi che lo sviluppo di Colleferro debba essere molto grato alla produzione bellica… Non pochi, per fortuna, ribattono che non è mai giustificabile scambiare il posto di lavoro con il sangue di altri popoli, tacendo tra l’altro dei problemi ambientali apportati dall’industria bellica al nostro territorio… È essenziale continuare a far crescere una memoria storica robusta, critica e consapevole… Intendiamo mantenere viva l’attenzione su queste tematiche e sollecitare nuovi filoni di ricerca, proponendo a studiosi e attivisti di sviscerare i risvolti storici, occupazionali e sociali delle aziende che hanno lasciato segni dolorosi e negativi nel nostro passato e che continuano a rischiare di inquinare eticamente e ambientalmente il nostro futuro”.
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Pubblicato il 05.12.2019
Dr. Tatiana Mikhaevitch, Ph.D. in Ecology, Academy of Sciences of Belarus, Member of the Italian Ecological Society (S.IT.E.), Member of the International Bryozoological Society (I.B.A.), Member of the International Society of Doctors for the Environment (I.S.D.E.), www.plumatella.it, info@plumatella.it, tatianamikhaevitch@gmail.com