L’inquinamento del fiume Sarno

Il fiume Sarno è un torrente lungo 24 km, che attraversa 3 province della Campania, Salerno, Napoli e Avellino, 39 comuni, dove abitano tra 750’000 e 1 milione di abitanti. Il reticolo idrografico del fiume Sarno è arricchito da un gran numero di affluenti secondari, per uno sviluppo lineare complessivo di circa 1’630 km. Il fiume Sarno sfocia nel Golfo di Napoli.

La conferenza sui fiumi meno salubri del pianeta, tenutasi a settembre del 2018 a New York, ha inserito il fiume Sarnotra i 20 più inquinati al mondo. Qui scorre di tutto, secondo i dati CNR: acqua, cromo, cadmio, piombo, rame, nichel, vanadio, arsenico, zinco, manganese, ferro, tetracloroetilene, policlorobifenili, idrocarburi, pesticidi e perfino cocaina

L’inquinamento del fiume mina la salute dei cittadini, inficiando negativamente sull’economia agricola del luogo.

Dal 1915 ad oggi il fiume ha conosciuto il suo periodo più nero.

Una delle sorgenti del fiume Sarno a Castellammare di Stabia, foce del fiume Sarno

Contenuto:

  1. S.I.R. “Bacino idrografico del fiume Sarno”
  2. LE CAUSE DELL’INQUINAMENTO DEL FIUME SARNO
  3. STUDI SULL’INQUINAMENTO DEL FIUME SARNO
  4. PROBLEMATICHE SANITARIE ED EPIDEMIOLOGICHE
  5. Nel fiume dei rifiuti non abiteranno mai trote e anguille

SUMMARY

Il fiume Sarno è un torrente lungo 24 km, che attraversa 3 province della Campania, Salerno (54 %), Napoli (29 %) e Avellino (17 %), 39 comuni, dove abitano tra 750’000 e 1 milione di abitanti. Il reticolo idrografico del fiume Sarno è arricchito da un gran numero di affluenti secondari, per uno sviluppo lineare complessivo di circa 1’630 km.Il fiume Sarno sfocia nel Golfo di Napoli.

La conferenza sui fiumi meno salubri del pianeta, tenutasi a settembre del 2018 a New York, ha inserito il fiume Sarnotra i 20 più inquinati al mondo”. Qui scorre di tutto, secondo i dati CNR: acqua, cromo, cadmio, piombo, rame, nichel, vanadio, arsenico, zinco, manganese, ferro, tetracloroetilene, policlorobifenili, idrocarburi, pesticidi e perfino cocaina

L’inquinamento del fiume mina la salute dei cittadini, inficiando negativamente sull’economia agricola del luogo.

Dal 1915 ad oggi il fiume ha conosciuto il suo periodo più nero.

La bonifica del fiume Sarno è partita nel 1973.

Nel maggio del 1976 entrò in vigore la Legge Merli contro l’inquinamento delle acque.

Dal 1988 il bacino del fiume Sarno era stato dichiarato “area ad alto rischio della crisi ambientale” da parte del Ministero dell’Ambiente.

Nel 1995 viene dichiarato lo stato di “Emergenza socio-economica-ambientale” del fiume Sarno.

Il Sito di Interesse Nazionale Bacino Idrografico del Fiume Sarno è stato inserito tra i Siti d’Interesse Nazionale da bonificare con Legge del 23 dicembre 2005 n. 266.  A seguito della declassificazione l’11 Gennaio 2013 le competenze del S.I.N. Bacino Idrografico del Fiume Sarno sono state trasferite alla Regione Campania.

Nel 2018 un Rapporto del Senato dei Deputati ha confermato che la situazione del bacino idrografico del fiume Sarno rappresenta ancora una grave e seria criticità ambientale della Regione Campania. Dalla prima bonifica del corso d’acqua programmata nel 1973 sono trascorsi 45 anni ma non è cambiato nulla. Ancora oggi le acque reflui non depurate di oltre un milione di abitanti gravano sul fiume Sarno.  

Il degrado del fiume Sarno è l’esempio più evidente della scarsa applicazione in Italia delle norme riguardanti la tutela ambientale, la difesa delle acque dall’inquinamento. Il fiume Sarno è da tutti considerato un comodo sversatoio di rifiuti, sia dalle fabbriche che dagli agricoltori e, fatto più grave, dai privati cittadini.

Secondo il rapporto della Commissione Parlamentare del 12 aprile 2006,lo stato di gravissimo degrado del bacino del fiume Sarno è dovuto alla combinazione di tre principali tipi di inquinamento:

industriale derivato dall’assenza di idonei impianti di depurazione per il trattamento degli scarichi non trattati degli stabilimenti conciari, conservieri, cartari, tessili, tipografici;

agricolo, derivato dall’uso indiscriminato di fertilizzanti chimici, fitofarmaci, diserbanti;

urbano, dovuto all’assenza di rete fognarie, ai pozzi neri disperdenti e allo sversamento di reflui non depurati nelle acque del Sarno.

Una volta nel fiume abitavano i pesci il muggine, la trota e l’anguilla.

Secondo il Rapporto della Commissione Parlamentare del 2006, sarebbero oltre 200 le industrie conciarie concentrate nel territorio solofrano.

L’ inquinamento degli scarichi conciari è dovuto essenzialmente a elevato carico organico, solfuri, solfati, cloruri, tensioattivi, sali ammoniacali, sali di cromo o altri minerali, fenoli, solidi sospesi, etc. Le imprese conserviere sono invece circa 90. Sono concentrate nell’Agro Nocerino-Sarnese. Il fiume negli anni si è poi guadagnato il soprannome di Rio Pomodoro.

L’ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania) ha mostrano che su tutto il tragitto del fiume Sarno per il periodo 2003-2004 gli scarichi civili sono più alti di 3 volte di quelli industriali.

La storia del bacino del fiume Sarno è la catastrofe silenziosa che va avanti da oltre 40 anni alimentata dall’omertà di politici, amministratori, magistrati che sapevano e per interessi, distrazione, inerzia hanno scelto di tacere.

Ancora nel 1997 un Rapporto OMS segnalava nella zona del fiume Sarno un indice di mortalità per cancro e leucemia superiore del 17 % rispetto ad altre zone del mondo.

I dati di alcuni studi concentrati sulla provincia di Salerno, nella zona di Pentagono della morte, Scafati – Angri – Nocera Inferiore/Nocera Superiore – Siano – Sarno, confermano la prevalenza di malformazioni in siti altamente inquinati.  Nella zona del fiume Sarno l’incidenza delle malattie cerebro-vascolari è cresciuta del 20 %. L’incidenza del linfoma non Hodgkin è cresciuta del 53 %, che si può attribuire all’uso di pesticidi. L’incidenza di patologie come il morbo di Parkinson, l’Alzheimer e l’autismo si registra omogeneamente lungo tutta la tratta inquinata del fiume Sarno.

Nella foce del fiume Sarno la costa è severamente degradata, dove l’acqua, secondo la legge, non è più balneabile. Nel 2003 il fiume Sarno riversava nel Golfo di Napoli 54’000 litri/minuto di veleni e 300’000 colibatteri per decilitro (30 volte superiore dello standard legale!). A causa di alta carica batterica queste acque possono diffondere tifo, salmonellosi ed epatite virale.

È desolante pensare che le stesse acque che in passato hanno svolto una funzione primaria come sorgente di acqua potabile, indispensabile non soltanto per l’uomo ma anche per gli animali, l’irrigazione dei campi e per la fauna dello stesso fiume, siano oggi una fogna naturale che rende impossibile la vita ai cittadini. 

Fino agli anni ‘60 nelle acque del fiume Sarno abitavano trote e anguille…

Oggi, a causa degli sversamenti delle fogne, delle concerie e industrie conserviere presenti lungo il corso del fiume e dei suoi affluenti, non esiste più alcuna forma di vita nel Sarno e l’acqua non può essere utilizzata perché pericolosa per la salute.

Finora il problema dell’inquinamento del fiume Sarno rimane irrisolto.

È un vero dramma dei cittadini che devono preoccuparsi di ciò che mangiano, bevono, respirano, perché non si può vivere dove si è costretti a scegliere tra la salute e un posto di lavoro.

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Pubblicato il 22.02.2020

Dr. Tatiana Mikhaevitch, Ph.D. in Ecology, Academy of Sciences of Belarus, Member of the Italian Ecological Society (S.IT.E.), Member of the International Bryozoological Society (I.B.A.), Member of the International Society of Doctors for the Environment (I.S.D.E.), www.plumatella.it, info@plumatella.it, tatianamikhaevitch@gmail.com