S.I.N. Laghi di Mantova e Polo Petrolchimico
Mantova, la raffinata città, dal 1300 al 1600 governata da Gonzaga, si adagia sulle rive del fiume Mincio, e si affaccia sul Parco Naturale del Fiume Mincio, l’area protetta della Lombardia, estesa dal Lago di Garda alla confluenza nel fiume Po. Il Parco ospita la Riserva Naturale Castellaro Lagusello, la Riserva Naturale Bosco Fontana, la Riserva Naturale Vallazza (Rete Natura 2000, ZPS e SIC) e la Riserva Naturale Valli del Mincio (Rete Natura 2000, Zona Ramsar, ZPS e SIC).
Sfruttando l’ideale collocazione costituita dalle anse del fiume Mincio, sulla riva destra del fiume negli anni ’40 è stato costruito un complesso industriale il più grande d’Italia: il Polo Petrolchimico che occupa la superficie di 3,5 km2.
“… risale al 1973 una prima indagine sui sedimenti dei laghi e di alcuni tratti del fiume Mincio, …, …. vengono trovate elevate concentrazioni di mercurio”, -ha scritto ISPRA in uno dei suoi rapporti nel 2009. Quasi 30 anni dopo dai primi studi sull’inquinamento, è stato istituito il sito S.I.N. di bonifica del Polo Petrolchimico.
Contenuto:
1. Inquinata eredità dell’Industria Petrolchimica
2. Mantova, Patrimonio UNESCO e Parco Naturale del fiume Mincio
3. S.I.N. Laghi di Mantova e Polo Petrolchimico
4. Inquinamento dei Laghi e del Fiume Mincio dal Polo Petrolchimico
5. Impatto dell’inquinamento sulla salute della popolazione
6. Impatto ambientale del Polo Petrolchimico di Mantova
SUMMARY
Nel 2010 Paolo Rabbiti, ingegnere e consulente tecnico di magistrati e pubbliche amministrazioni parlava nel suo articolo dei pesanti danni ambientali provocati dai Poli Petrolchimici. Dal suo punto di vista, i Petrolchimici sono tutti uguali. Rabitti si è interessato dei Petrolchimici di Marghera, Mantova, Brindisi, Porto Torres e Assemini, dell’ACNA di Cesano Maderno, della Solvay di Ferrara, della Syndial di Pieve Vergonte e della Caffaro di Brescia, evidenziando come le stesse aziende trovano un’area vicino alla fornitura dell’acqua, e fanno avviare la produzione dei prodotti petrolchimici. Per un certo periodo l’impianto chimico produce la ricchezza e l’occupazione. Ma poi lasciano in eredità un pesante inquinamento ambientale e le malattie tra gli operai e la popolazione.
Nel 2018 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato l’ultimo aggiornamento allo Studio S.E.N.T.I.E.R.I. secondo il quale nelle aree ad alto inquinamento intorno a 45 Siti di Interesse Nazionale da Bonificare (S.I.N.) esiste un eccesso di mortalità tra il 4 e il 5 %.
Quasi tutti i siti inquinati sono ancora in attesa di una bonifica ambientale.
Secondo l’epidemiologo Pietro Comba, responsabile scientifico dello Studio S.E.N.T.I.E.R.I., quasi sempre nei casi delle malattie intorno ai siti inquinati, esiste una connessione forte alle cause ambientali.
A destare molta preoccupazione sono i dati sulla salute dei più giovani. Nella fascia di età tra 0 e 24 anni, infatti, la diffusione dei tumori è maggiore del 9 % nei S.I.N. rispetto alle aree non a rischio. L’incidenza è più alta del 66 % per le leucemie mieloidi acute, del 62 % per i sarcomi dei tessuti molli e del 50 % per i linfomi non Hodgkin. Dallo Studio S.E.N.T.I.E.R.I. risulta che 10 S.I.N. su 15 analizzati nel periodo 2002-2014/2015 avevano malformazioni alla nascita.
Mantova, la raffinata città, dal 1300 al 1600 governata da Gonzaga, si adagia sulle rive del fiume Mincio, e si affaccia sul Parco Naturale del Fiume Mincio, l’area protetta della Lombardia, estesa dal lago di Garda alla confluenza nel fiume Po. Il Parco ospita la Riserva Naturale Castellaro Lagusello, la Riserva Naturale Bosco Fontana, la Riserva Naturale Vallazza (Rete Natura 2000, ZPS e SIC) e la Riserva Naturale Valli del Mincio (Rete Natura 2000, Zona Ramsar, ZPS e SIC). Il notevole valore naturalistico della Riserva è comprovato dalla presenza di 279 specie vegetali, 290 specie di invertebrati, 174 specie di uccelli tra stanziali, migratrici e svernanti, di cui 113 specie hanno nidificato nel Parco.
Sfruttando l’ideale collocazione costituita dalle anse del fiume Mincio, sulla riva destra del fiume negli anni ’40 è stato costruito un complesso industriale il più grande d’Italia: il Polo Petrolchimico che occupa la superficie di 3,5 km2.
Il Polo Petrolchimico includeva: raffinerie, le ditte che producevano stirolo, fenolo, acetone, idrogenati, cloro, soda, alchilfenoli, componenti per industria chimica, le ditte che vendevano i gas tecnici, il carburante, qua si collocavano discariche, inceneritori, centrali termoelettriche etc.
Nel 2002 il Polo Chimico è stato inserito nel Programma Nazionale di Bonifica come il S.I.N. di Mantova, completamente incluso nel Parco Regionale del Fiume Mincio.
“… risale al 1973 una prima indagine sui sedimenti dei laghi e di alcuni tratti del fiume Mincio, …, …. vengono trovate elevate concentrazioni di mercurio”, -ha scritto ISPRA in uno dei suoi rapporti nel 2009. Solo quasi 30 anni dopo dai primi studi sull’inquinamento, è stato istituito il sito S.I.N. di bonifica del Polo Chimico.
Le indagini eseguite da ARPA Mantova, ARPA Lombardia, dall’ISPRA, dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, hanno confermato
– elevata contaminazione da idrocarburi leggeri e pesanti, composti organici aromatici (BTEX), metalli (mercurio), PCB e diossine/furani nel Sottosuolo;
– elevata contaminazione da idrocarburi totali, composti organici aromatici (BTEX), stirene e cumene, MTBE ed ETBE, composti organo-alogenati e metalli nella Falda acquifera;
-elevata contaminazione da idrocarburi pesanti, metalli (mercurio) e diossine nei Sedimenti presenti sul fondo dei canali, del fiume Mincio, delle aree umide.
In base alle ricerche guidate da Paolo Ricci, Direttore dell’Istituto Epidemiologico di Mantova, è stato scoperto che “le concentrazioni di diossine nel sangue della popolazione mantovana aumentano progressivamente a mano a mano che ci si avvicina alla fonte inquinante, il Petrolchimico”.
L’ARPA e la Commissione Parlamentare nei loro rapporti giungono alla conclusione che la concentrazione elevata dei prodotti chimici costituisce una sorgente primaria che genera in falda un pennacchio di contaminazione diretto verso le aree umide e il fiume Mincio.
Leggere l’articolo:
Pubblicato l’11.10.2019
Dr. Tatiana Mikhaevitch, Ph.D. in Ecology, Academy of Sciences of Belarus, Member of the Italian Ecological Society (S.IT.E.), Member of the International Bryozoological Society (I.B.A.), Member of the International Society of Doctors for the Environment (I.S.D.E.), www.plumatella.it, info@plumatella.it, tatianamikhaevitch@gmail.com